Il Quartier Generale dei Mangiamorte

Daniel Radcliffe dipendente dall'alcool.

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Eli0393
view post Posted on 11/7/2011, 20:28




CITAZIONE
Poveretto... menomale che gli è passata! Comunque secondo me ha cominciato a bere dopo aver veramente realizzato che avrebbe dovuto baciare Bonnie Wright (era a questa parte della sceneggiatura a cui pensavi Cass?)... insomma almeno nel libro Ginny è bella e popolare ma Bonnie la trovo un (bel) po' bruttina.

E pensa che in un'intervista aveva detto: Ammetto di essere bella, lo so, non è per vantarmi, sono consapevole della mia sensualità XD
Comunque anche io non la trovo attraente! Preferisco mooooolto di più Emma o Evy Linch!
 
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cissyfancrazy94
view post Posted on 11/7/2011, 20:46




Davvero l'ha detto? Cavoli solitamente nessuna ammette tanto facilmente di essere bella, manco fosse la donna più bella del mondo! Al massimo può dire "Io mi piaccio, so di piacere... che problema c'è?"
Cavoli pensavo fosse più simpatica di Emma (e sincera ;)) ma magari la frase andrebbe vista nel suo contesto.
 
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Fra V
view post Posted on 11/7/2011, 21:24




Io non la trovo né brutta né bella, anche se ha un bel secondo nome. =P Poi, se ha così tanta autostima meglio per lei, me ne può prestare un po'. :lol:
 
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Emily Darlington
view post Posted on 12/7/2011, 12:11




Ma va, è un cesso!
 
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Eli0393
view post Posted on 12/7/2011, 17:48




In effetti le frasi devono sempre essere viste nel contesto, girovagando per il web però mi sa di vanitosa al massimo...
 
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Whistle
view post Posted on 12/7/2011, 18:37




Bonnie è un cesso....e così a pelle la trovo pure decisamente odiosa...non mi piace per nulla...mentre Ginny mi sta sulle scatole solo nel sesto libro...negli altri la trovo abbastanza tranquilla
 
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cissyfancrazy94
view post Posted on 18/7/2011, 20:29




:o: Ora scopriamo che le uniche attrici simpatiche sono quelle che interpretano Pansy e Lavanda :)
 
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Emily Darlington
view post Posted on 19/7/2011, 16:07




A me Lavanda piaceva, anche se l'hanno resa troppo scema... e soprattutto è spuntata dal nulla!
 
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Minerva Knight
view post Posted on 19/7/2011, 17:52




Secondo me Bonnie non è così brutta...
Anche a me piaceva Lavanda! Mi dava l'impressione di una simpatica!
 
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cissyfancrazy94
view post Posted on 19/7/2011, 20:49




Bonnie, diciamo, che non è bella come richiede il suo personaggio... poi in generale a me non piace fisicamente, ha una mascella un po' troppo pronunciata, occhi che non mi dicono niente, capelli piatti e arancioni (non mi piace molto il suo colore naturale) a parte quando se li tinge rosso scuro, pelle pallidissima, poi di fisico da quel che mi ricordo mi sa un po' di rachitica, non è una magrezza come quella di Jade Gordon, di cui abbiamo già discusso, poi è piatta e forse (ora non vorrei dire una sciocchezza!) ha le gambe un po' storte (può essere?)...
Ok non voglio fare la stronza è che trovo normale criticare le attrici e trovare i loro minimi difetti, giuro non lo faccio per cattiveria, perché come ragazza normale Bonnie è ok, e se la vedessi in giro a parte pensare "è sicuramente inglese... e... cavoli quanto è alta!" non mi stupirei per la bruttezza, però vedendola in una pellicola un po' sono critica :) Poi c'è da dire che anche io d'inverno sono pallida e non mi posso considerare una maggiorata ;)
 
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Eli0393
view post Posted on 19/7/2011, 21:18




L'attrice che fa lavanda mi sembra molto molto simpatica!
 
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Emily Darlington
view post Posted on 20/7/2011, 19:52




Anche a me!
 
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cissyfancrazy94
view post Posted on 20/7/2011, 20:43




In effetti ha un faccia tenera! :)
 
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view post Posted on 9/5/2013, 19:29

Viviamo tutti nelle tenebre, ma alcuni guardano le stelle

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CITAZIONE (Cass Darlington @ 6/7/2011, 10:21) 
Anche io avrei iniziato a bere dopo aver letto quella sceneggiatura.

In effetti...
 
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Emily Darlington
view post Posted on 25/10/2013, 14:33




Sembra di sì! (FonteCorriere.it

«Quando ho girato Harry Potter bevevo troppo»
Daniel Radcliffe si confessa al mensile: il successo improvviso mi ha portato a rintanarmi nell’alcol, ora bevo solo a cena«Quando ho girato Harry Potter bevevo troppo»
Daniel Radcliffe si confessa al mensile: il successo improvviso mi ha portato a rintanarmi nell’alcol, ora bevo solo a cena

Già dal quarto film di Harry Potter avevo iniziato a bere troppo. Intendiamoci, non ero alcolizzato, non lo sono mai stato né lo sarò mai. Così come odio ogni tipo di droga. Sono uno molto normale, ma credo che il successo improvviso e la paura di perdere il controllo delle mie facoltà, calato in quella parte, mi avesse portato a rintanarmi nell’alcol. Mi ricordo bene i miei 16 anni, mentre giravo Harry Potter e il calice di fuoco. È a quell’età che ho cominciato a bere, troppo, fino al punto di arrivare sul set il giorno dopo ancora con i postumi della sbronza, con quel malessere tipico di chi ha alzato il gomito. È andata avanti così anche per le altre pellicole.

PERFETTO PER LA PARTE - Guardo qualsiasi scena della saga, dal quarto episodio in poi, e e posso dirvi all’istante dov’ero reduce da una sbornia o meno. Ma quello sguardo un po’ perso nel vuoto era perfetto per la parte. E nessuno ha avuto mai da ridire. Spaced out, si dice in inglese, sguardo assente. Una tipica espressione da brividi del mio Harry Potter. Ho il terrore anche adesso di restare imbambolato per qualche istante. Una paura che mi è rimasta dentro è che un’espressione mia somigli a quella del maghetto. Non so come spiegarvi, è un incubo l’idea che la sua faccia mi resti stampata sul volto. Uno dei tanti effetti collaterali di quei film...

ORA HO TROVATO UN EQUILIBRIO - Sta di fatto che ho cominciato a farmi delle serie autoanalisi, perché l’obiettivo era trasformarmi in un attore, non in un personaggio, cosa che finalmente penso stia cominciando a succedere. Ho accettato il personaggio di Harry Potter, senza negarlo: ho provato a farlo dal 2011, dall’ultima pellicola della serie, la seconda parte di Harry Potter e i doni della morte. Accettare, accogliere, metabolizzare. Non rifiutare. Arrivare al punto di dire: questa è la mia faccia ed era anche la faccia che ha interpretato Potter. Ovvero un transfer benigno di identità. Negare una parte di noi stessi è negare noi stessi. Ho lavorato su tutto questo da quando ho smesso i panni di quel personaggio. E ho deciso di smettere di ubriacarmi. Bevo solo a cena, ogni tanto. Ma non volevo permettere a me stesso, una volta capite le dinamiche interiori, di affidarmi alla bottiglia per scappare in chissà quale realtà. Scappare è da perdenti, e la realtà è questa qui. Sono un pragmatissimo romantico.

NUDO IN SCENA - E sono una persona con le sue fragilità. Un’altra mia grande paura è quella di mostrarmi nudo in scena: non in un film, ma a teatro, davanti a un pubblico vero, dal vivo, quando se sbagli non c’è la possibilità di un altro ciak! Mi è capitato in Equus, che ho fatto in teatro a Londra a 17 anni. Terrorizzante. Ma dovevo farlo. Dovevo provare a me stesso di essere capace di tutto. Volevo anche scioccare un pochino, lo ammetto. Quando ho girato Woman in Black, l’anno scorso, c’era chi diceva: «Daniel, verrai criticato». «Bene!», mi dicevo io. Non è un film per ragazzini, non è per i fan di Harry Potter. I miei genitori erano contrari. «Benissimo!», pensavo. Più se ne dice male meglio è e meglio mi sento. Alla première del film, a Londra, ho saputo che una teenager è svenuta, non tanto per la paura, essendo un horror, ma, stando a quanto avrebbe detto dopo, per lo sconvolgimento di vedere me, Daniel Radcliffe, in quel ruolo di padre dannato, che bacia, che fa sesso e così via. Ma la vita va avanti, non posso restare prigioniero di un ruolo.Già dal quarto film di Harry Potter avevo iniziato a bere troppo. Intendiamoci, non ero alcolizzato, non lo sono mai stato né lo sarò mai. Così come odio ogni tipo di droga. Sono uno molto normale, ma credo che il successo improvviso e la paura di perdere il controllo delle mie facoltà, calato in quella parte, mi avesse portato a rintanarmi nell’alcol. Mi ricordo bene i miei 16 anni, mentre giravo Harry Potter e il calice di fuoco. È a quell’età che ho cominciato a bere, troppo, fino al punto di arrivare sul set il giorno dopo ancora con i postumi della sbronza, con quel malessere tipico di chi ha alzato il gomito. È andata avanti così anche per le altre pellicole.

PERFETTO PER LA PARTE - Guardo qualsiasi scena della saga, dal quarto episodio in poi, e e posso dirvi all’istante dov’ero reduce da una sbornia o meno. Ma quello sguardo un po’ perso nel vuoto era perfetto per la parte. E nessuno ha avuto mai da ridire. Spaced out, si dice in inglese, sguardo assente. Una tipica espressione da brividi del mio Harry Potter. Ho il terrore anche adesso di restare imbambolato per qualche istante. Una paura che mi è rimasta dentro è che un’espressione mia somigli a quella del maghetto. Non so come spiegarvi, è un incubo l’idea che la sua faccia mi resti stampata sul volto. Uno dei tanti effetti collaterali di quei film...

ORA HO TROVATO UN EQUILIBRIO - Sta di fatto che ho cominciato a farmi delle serie autoanalisi, perché l’obiettivo era trasformarmi in un attore, non in un personaggio, cosa che finalmente penso stia cominciando a succedere. Ho accettato il personaggio di Harry Potter, senza negarlo: ho provato a farlo dal 2011, dall’ultima pellicola della serie, la seconda parte di Harry Potter e i doni della morte. Accettare, accogliere, metabolizzare. Non rifiutare. Arrivare al punto di dire: questa è la mia faccia ed era anche la faccia che ha interpretato Potter. Ovvero un transfer benigno di identità. Negare una parte di noi stessi è negare noi stessi. Ho lavorato su tutto questo da quando ho smesso i panni di quel personaggio. E ho deciso di smettere di ubriacarmi. Bevo solo a cena, ogni tanto. Ma non volevo permettere a me stesso, una volta capite le dinamiche interiori, di affidarmi alla bottiglia per scappare in chissà quale realtà. Scappare è da perdenti, e la realtà è questa qui. Sono un pragmatissimo romantico.

NUDO IN SCENA - E sono una persona con le sue fragilità. Un’altra mia grande paura è quella di mostrarmi nudo in scena: non in un film, ma a teatro, davanti a un pubblico vero, dal vivo, quando se sbagli non c’è la possibilità di un altro ciak! Mi è capitato in Equus, che ho fatto in teatro a Londra a 17 anni. Terrorizzante. Ma dovevo farlo. Dovevo provare a me stesso di essere capace di tutto. Volevo anche scioccare un pochino, lo ammetto. Quando ho girato Woman in Black, l’anno scorso, c’era chi diceva: «Daniel, verrai criticato». «Bene!», mi dicevo io. Non è un film per ragazzini, non è per i fan di Harry Potter. I miei genitori erano contrari. «Benissimo!», pensavo. Più se ne dice male meglio è e meglio mi sento. Alla première del film, a Londra, ho saputo che una teenager è svenuta, non tanto per la paura, essendo un horror, ma, stando a quanto avrebbe detto dopo, per lo sconvolgimento di vedere me, Daniel Radcliffe, in quel ruolo di padre dannato, che bacia, che fa sesso e così via. Ma la vita va avanti, non posso restare prigioniero di un ruolo.
 
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